Come descrivere la nostra esperienza con l’Associazione di volontariato “La Goccia” durante il periodo della Quarantena? Cercheremo di partire dal dono più importante che questa esperienza ci ha lasciato: entrare in un vero contatto con una Associazione che ormai da oltre trent’anni assiste con il sorriso e con amicizia i più bisognosi del quartiere ci ha trasmesso innanzitutto uno stile di “sguardo”. Questo “sguardo” che con gratitudine abbiamo sentito posarsi su di noi, ultimi arrivati, lo abbiamo visto posarsi con simpatia e attenzione su tutti coloro che si rivolgono all’Associazione per chiedere una mano di aiuto. Una associazione cristiana, che vive un cristianesimo vivo e che bada all’essenziale: vivere bene e prodigarsi per la felicità di ogni fratello, che sia il mio compagno nel servizio o l’Amico di cui mi posso prendere cura. Questa parola “Amici”, che abbiamo sentito uscire spontaneamente dalla bocca dei volontari che da anni svolgono questo servizio, è capace di rappresentare pienamente il rapporto con le persone e, soprattutto, la concezione che si ha di loro: non persone a cui donare qualcosa, ma persone con cui poter vivere e poter condividere un tratto di cammino della propria vita. In questa parola, utilizzata spesso da Gesù nel suo dire, si incarna anche la matrice cristiana della Goccia. Una goccia in un mare, che da sola non ha il potere di cambiare il mondo. Ma che, insieme ad altre “gocce”, può creare un flusso d’amore. Durante il lockdown, poteva sembrare che l’emergenza e l’immediatezza si esaurissero nel cibo, o nel sacchetto. Ma per noi è stato bello vedere come il servizio vada oltre dei semplici materiali per le prime necessità: uno sguardo che cerca di incontrare una vita e di incontrarla nella sua complessità. Che si tratti di confrontarsi e fare due chiacchiere con una persona di fiducia, o di trovare una occupazione o un tetto sicuro ad un Amico, questo è “l’oltre” cui mira La Goccia: mettere il prossimo nelle condizioni di vivere una vita bella, dignitosa e impreziosita da qualcuno da amare e che lo ami. Nel concreto, abbiamo respirato il desiderio di custodire la dignità della persona: trovare soluzioni utili per garantire a queste persone un servizio importante come la doccia, servizio che non è facilmente trovabile nelle varie strutture. Tutto questo, per noi volontari “di supporto”, ci ha permesso di entrare e vedere la bellezza del clima che si respira nel gruppo di coloro che svolgono questo servizio da anni. Nonostante le difficoltà organizzative, e nonostante i rischi e le paure relative alla salute concentrate in questo periodo di pandemia, questo servizio non si è fermato: adeguando il tutto alle norme che potessero garantire la salute e la sicurezza di tutti, La Goccia è riuscita a non chiudersi e a non abbandonare quegli Amici che in questo momento potevano avere delle urgenze ancora maggiori. Ultima ma non per importanza, vogliamo parlare di una caratteristica che ci ha fatto capire la spontaneità e naturalezza del rapporto personale germogliato con gli Amici: tra tutti c’è il desiderio di raggiungere anche le persone che in questo momento così complicato avevano maggiore difficoltà nel venirsi a prendere il cibo. Fare squadra tra volontari e bisognosi è un grande dono, che ha bisogno di saggezza e pedagogia da parte di tutti. Speriamo di essere riusciti a descrivere almeno in parte i punti per noi caratterizzanti di questa esperienza di servizio! Irene e Luca IRENE E LUCA: Amici della goccia
Irene e Luca: Amici della Goccia
